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CARPE DIEM

OVVERO

COGLI L’ATTIMO

 

Non sapeva dire con esattezza da quanto tempo era seduta su quella panchina, il tiepido vento di primavera le accarezzava il viso, i grandi occhiali scuri le coprivano gli occhi persi nell’orizzonte davanti a lei .

Quello era il suo posto preferito, il suo rifugio dal mondo esterno, quella era la sua panchina dove quando non ne poteva più di subire e sopportare certe cose scappava lì, la sua panchina era sopra una piccola collina che vedeva la vallata attraversata da una stradino ciottoloso e fuori mano dove non passava mai nessuno e dove il vento soffiava sempre, riempiendole i polmoni e portando via i brutti pensieri, ridonando alla sua mente il sollievo e al suo viso il sorriso.

Ma ora finalmente aveva capito che cosa fare, finalmente aveva preso una decisione e ora si sentiva più tranquilla e serena .

Il sole ormai attorno a lei era diventato un’enorme palla rossa, l’aria adesso non era più così tiepida, con il sorriso sulle labbra si stiracchiò un po’, era ora di andare a casa.

Stava per alzarsi quando un’ondata di panico la travolse, e se lui non avesse condiviso la sua decisione, e se lui non l’avesse più voluta ; era passato così tanto tempo, forse ora lui non la voleva più, si impose di tranquillizzarsi forse un’altro ragazzo, ma non Roberto.

Lei e Roberto si conoscevano ormai da quando erano bambini e giocavano nel cortile che confinava con le due case, crescendo si era sempre creata tra loro una complicità che nessun’altro estraneo era riuscito a spezzare, tante ragazze erano letteralmente impazzite per lui, ma a parte l’essere educato e gentile con loro, lui aveva sempre dato la precedenza a lei su tutte, e dire che lei lo aveva anche trattato male più volte e addirittura per un certo periodo non gli aveva neppure rivolto la parola.

Non che lei non gli volesse bene, anzi ora aveva finalmente capito di amarlo, ma a volte veniva assalita da una paura incredibile che le toglieva quasi il respiro e che le lasciava l’unico desiderio di scappare il più lontano possibile e l’unico che aveva sempre capito i suoi stati d’animo e l’aveva sempre accettata per quello che era restava sempre lui.

Ma ora basta, doveva correre a casa, doveva dirgli a tutti i costi che lei lo amava e che probabilmente lo aveva sempre fatto, ma che le sue paure le avevano sempre impedito di dirlo.

Il telefono squillava da un po’, ma Roberto non rispondeva, avrebbe riprovato più tardi, si sarebbero visti e allora le parole non sarebbero più bastate, le incomprensioni sarebbero cessate e avrebbero lasciato spazio a una nuova vita insieme.

Dopo pochi minuti fu il suo telefono a squillare, Roberto era morto in un incidente mentre tornava a casa.

 

Ellen

 


Ivano Miselli

ivm

15 ago 1999